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venerdì 16 aprile 2010

Vosher vs non-vosher....

Inziato con una colazione supersana e supervegan: tetrapak di latte di riso bio al cacao.
Aggiunto tre biscotti (vegan, ma non bio) a metà mattinata.
Quindi mi sono concessa l'indulgenza di un pezzo di cioccolato. Solo dopo ho realizzato che dentro c'è il latte e io vorrei eliminare latte e prodotti caseari, seppur gradualmente.
Gradualmente.
Credo che in ogni percorso la gradualità sia una buona chiave.
Io ho sempre agito in maniera analogica, devo imparare a "pensare digitale".
Di conseguenza, il passaggio dall'onnivorismo al veganesimo deve implicare una fase vegetariana (ovo-latteo vegetariana).
Ci sono passata, conosco come funziona, ho mangiato così per qualche anno.
Il fatto è che ho fretta, vorrei arrivare direttamente all'obiettivo.
E continuo a ragionare in termini di "proibito" e "concesso", in un'ottica già vegan.
Ho anche coniato un termine per indicare il "concesso", ed è *Vosher*, che prende in prestito l'espressione Kosher alla cultura ebraica.
Vosher sta quindi per "vegan kosher": tutto quello che si può mangiare senza sensi di colpa, tutto quello che è permesso.
Il pranzo è stato tutto Vosher: zucchine, cavolfiori, wurstel di glutine, gallette di riso bio alla paprika. E uno sproposito di pane.
Vosher ma decisamente eccessivo in termini calorici.
E anche quello conta.
Ma un passo alla volta, abbiamo detto.
Senza fretta.
Non vorremo mettere troppa carne al fuoco...
Mai metafora fu meno azzeccata...

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